Un dramma esistenziale infuocava gli animi. Sui carri degli invasori russi in Cecenia, sugli elicotteri che attraversavano i cieli del Mozambico, tra i dimostranti contro Pinochet a Santiago, una sola era la domanda che rimbalzava: chi avrebbe vinto, tra il forzista Tolino e il diessino Giordano? A chi sarebbe andata la Commissione ai Lavori Pubblici al comune capoluogo? I soldati ceceni, le donne africane, i giovani cileni, ogni sera scrutavano le carte geografiche. E lì, in fondo, in un angolo sperduto, scorgevano un piccolo nome stampigliato, Avellino. E, ad affinare l’ orecchio, si potevano sentire gli echi delle dispute di alto livello tra questi due giganti del pensiero, tra questi geni oceanici, su chi dovesse tenere il sedere appoggiato sul cuscino del sediolone della commissione. Era allora che da Nord a Sud, da Est a Ovest, una pernacchia attraversava l’ aria, e gli uomini si sentivano finalmente fratelli.