I signorotti del centrodestra fremevano. Sinora erano vissuti ai margini del castello irpino, tra il piano terra e il muro di cinta. Ora speravano di sloggiare i castellani di centrosinistra e di occupare tutto lo stabile. Qualcuno già pensava a nuove giostre lussuose e a grandiosi lavori di riattamento, con palazzotti a trenta piani. Nobili e giullari, cavalieri e dame già si mettevano in fila per essere ammessi alla nuova corte. In molte stanze, però, si avvertiva un brutto odore. Si era infatti diffusa l’usanza di accogliere in casa, dove si era lentamente cumulato, ogni "ben di Dio" lasciato per strada o lanciato dai balconi. In più di un partito, essendo una materia di importanza essenziale, se ne era curata la conservazione con scrupolo contadino, senza neppure turarsi il naso. Ora arrivava il tempo della fermentazione e si sperava, dopo l’attenta raccolta, in una ricca stagione di frutti.