Zecchino zecchinava. Ora gli sembrava di sentire il richiamo di D’Antoni, il nuovo avventuriero, ora era convinto che Gargani, il filibustiere azzurro, lo invocasse, ora si faceva prendere dalla nostalgia e si stringeva al fianco lo spadone di paladino demitiano. Ciriaco-Artů soffriva, al pensiero che anche l’ultimo cavaliere della tavola rotonda lo stesse abbandonando. Invano cercava di trattenerlo, mostrandogli gli splendori della sala esposta a centrosinistra. " Vuoi la seggiola vicino alla finestra?", gli diceva premuroso, "vuoi tre paggi e due scudieri? Vuoi il mantello nuovo? Vuoi un bel feudo universitario? Parla, parla!". Ma Zecchino continuava a tacere e a zecchinare, mentre una brezza che veniva da destra gli procurava un piacevole brivido alle spalle. Intanto tremava, al pensiero che, se avesse sbagliato la scelta, si sarebbe trovato nella corte del palazzo tra i senza terra e i mendicanti.