I migliori poeti del PPI si erano riuniti a Capriglia. "Poesia!", aveva declamato Vittoria, il vice del vice del vice del partito. E aveva cominciato: "Quale fringuello sull’alberello , sparo a Pennetta, quel cattivello!" . Applausi a scroscio! Era toccato poi a Di Nunno, con il petto stracarico delle medaglie che ogni giorno si coniava da solo. "Io sono il più bravo, io sono il migliore, da grande dovrò fare il deputato o il senatore!" La sala, turbata, aveva acclamato. Anche a De Luca, che con la poesia non aveva confidenza, erano nati versi strappalacrime: "Chi mi darà mai più l’Alto Calore, la mia banca di voti, il mio amore!". Perfino le sedie, a quel punto, si erano piegate dalla commozione. Infine era salito sul podio Amalio Santoro, con il fido Gengaro che gli reggeva i fogli: " Oh, mia segreteria- smarrita per la via- senza che un cane mi avesse detto- di non andare via!". E la riunione si era sciolta, tra vendette consumate e rime baciate.