Il raffreddore era nel pieno. A mille starnuti si aveva diritto al bonus della candidatura. Le quotazioni erano altalenanti, sottoposte ai ricettari di De Mita e di D’Ambrosio. Erano gli unici, a quanto pare, ad avere i bollini premio e le pasticche per la tosse. Tutti gli altri si affannavano con i fazzoletti, per strappare una supposta o una nomination. Nei diessini si sprecavano le bronchiti croniche, data l’età dei concorrenti. Da Aurisicchio a De Chiara, da Flammia a Moricola sembrava l’ospedale degli Incurabili. Solo Alberta De Simone andava in giro vestita leggera, convinta di trovare da qualche parte una coperta. Tra i popolari non c’era battaglia. Come nel P.C. cinese, era solo oltre i settanta che si poteva nutrire qualche speranza di costipazione. Zecchino, invano, per strappare punti, giurava di avere avuto il morbillo da piccolo. Così, tra lanci di muco, occhi lacrimosi e sputatoi, ci si attrezzava alla grande battaglia.