Venezia faceva la palla. Era una bella partita, quella che si giocava nel centrosinistra. "Fuori!", aveva detto Ciriaco, indicando il vice alla Provincia e la striscia di fondo campo. Ma dall’altro bordo ora si alzava il presidente Mancino, per garantire che la palla Venezia era ancora sulla linea, dunque poteva tornare in gioco. Era da un poco che i due leader facevano finta di essere in disaccordo su tutti, mentre, in effetti, erano proprio in disaccordo su tutto. " E’ fuori gioco!", ribadiva Ciriaco, strapazzando la pallina Venezia. " No, è in gioco!", giurava il senatore, facendo rimbalzare il tondo Enzo come una molla e rilanciandolo in campo. Tutt’intorno si accalcavano giudici e curiosi, per sapere se il match poteva riprendere. Sugli spalti, intanto, si evocava lo spirito dell’incontro di Atripalda. Era D’Ambrosio che bruciava gli incensi e reggeva la sfera di cristallo, sperando di far rinascere ciò che ormai era morto.