" No, tu no!", aveva detto il segretario Pennetta. E Vittoria, da un momento all’ altro, si era trovato dimissionato dalla carica di vicesegretario. Il Ppi, ormai, faceva così: se non c’erano guai, andava a cercarseli. Pennetta, da quando era stato nominato, aveva passato le ore a buttare tutto all’aria. Se entrava in una stanza e trovava le cose al loro posto, sveniva per il dolore. Se, per caso, si trovava d’accordo con il diessino Aurisicchio, correva in convento a confessarsi per il grave peccato. Ora voleva sbaraccare Vittoria, reo di dissenso manifesto e di sospetto zecchinaggio."Nel partito decido solo io!", aveva detto ad alta voce." E ragiono con la mia testa!", aveva aggiunto, ripetendo la frase che gli suggeriva Ciriaco. Nel frattempo faceva sul foglio confusi disegni di organigrammi, alla ricerca di un collegio o di un posticino al caldo nel proporzionale, come premio per manifesta fedeltà.