La guerra era aperta. I due eserciti si fronteggiavano nel campo. Erano ben diversi, quelli dell’Armata dell’Ulivo e della Compagnia del Polo delle libertà. I primi montavano bianchi cavalli, i secondi cavalli bianchi. Gli uni indossavano fiere armature di latta, gli altri armature di fiera latta. E le lance, che dire delle lance? A sinistra erano lunghe e appuntite, a destra a punta ed allungate. I loro portavoce andavano in giro per paesi e per contrade, ad affiggere ai muri i bandi dei loro programmi, a spiegare il loro pensiero. Gli uni parlavano di meno tasse, gli altri di tasse più basse. Gli uni proponevano di prendere, per gli immigrati, le impronte delle mani e del naso, gli altri quelle dei piedi e delle natiche. Gli uni giuravano che i forni avrebbero panificato tutti i giorni, gli altri sette giorni la settimana. Più si entrava nel vivo, più le differenze si facevano nette, come mucche nere in una notte scura.