Venezia era genuflesso. Era arrivato Mastella, il feudatario e il piccolo Enzo voleva essere nominato cavaliere. " Ma già lo sei !", gli ricordava il grande capo, pronto a far perdere all’armata di centrosinistra la città di Napoli, candidandosi a podestà. " E conte? Anche conte già lo sono?", chiedeva il fidato Venezia, sempre inginocchiato. " Certo che sei conte! E anche marchese!". " E vescovo? Vescovo non mi pare!", borbottava nella polvere. " Di vescovi già ce ne sono troppi, nella compagnia dell’Ulivo. Comunque, eccoti fatto vescovo!". E giù una sciabolata sulla sua spalla. Così un’altra carica si aggiungeva all’elenco. Anche da Maselli, il suo capo alla Provincia irpina, riceveva ogni giorno mazzate e finiva a faccia a terra. Ma per quanto andasse sotto, neppure lo sfiorava l’idea di lasciare. Anzi attendeva che arrivassero ancora altri incarichi, per rendere deliziose quelle quotidiane bastonate.