I diessini di Avellino si aggiustavano la museruola. L’ordine era :"Tacere, non disturbare il manovratore!". I banchi della sinistra nel consiglio comunale erano da mesi muti. Nel buio qualche consigliere impastava, qualcuno metteva al forno, un altro assaggiava gli intrugli cucinati in questa o in quella commissione. Erano specie gli ex socialisti gli esperti al ramo. Le anime in pena, come Giordano, vagavano nei corridoi con la pila, alla ricerca di se stessi. Della De Vincentiis e della Rebulla si era perso perfino il profumo. Bellizzi, infine, il capogruppo, quel fazzoletto intorno alla bocca l’aveva preso come una benedizione del cielo. Nei primi mesi era stata un’angoscia, un’ossessione. Parlare, per dire cosa?, era il problema. Aveva provato a intervenire su buchi nei muri e sui muri con il buco, tra l’indifferenza generale. Ora, finalmente, mostrando il bavaglio, poteva fingere di essere costretto da altri a tacere.