" Cos’ è questa?", aveva detto Aurosecchio. Dai merli, il capobanda diessino osservava che intorno al castello del centrosinistra era cresciuta una strana erba. Le caprette, che pascolavano là vicino, dopo averla mangiata saltavano e belavano felici, piroettando l’una sull’altra. Quatto quatto, Aurosecchio si calò con una corda e raccolse grandi ciuffi della pianta. La pigiò per bene nella sua pipa di legno e cominciò a fumarla. Fu allora che allucinate visioni lo rapirono, mentre si sentiva leggero leggero. Vedeva De Mita e D’Ambrosio che si abbracciavano, Pennetta che cantava nudo su un albero, Di Nunno e Venezia che portavano in braccio i cavalli da messaggeri per non farli stancare. E sentiva canti d’amore, di pace, di fraternità. Lacrime di gioia gli inumidivano i baffi, mentre i miraggi continuavano. Così il centrosinistra, per risorgere, provava la via della droga, in attesa del rimedio estremo: il sesso e il rock ‘n roll.