I santi erano diventati sordi. Invano i popolari si erano riuniti in preghiera: il miracolo di tenere radicati i ceti moderati dell’Irpinia sul terreno del cattolicesimo democratico non sembrava più possibile. Nonostante gli appelli e le dichiarazioni di orgoglio, un’epoca terminava. Era stato un tempo complessivamente importante, non riducibile alle macchiette diessine dell’antidemitismo. Poi, dietro gli errori dei leaders, dietro la perdita di una identità ormai solo enunciata, si erano nascosti tutti e molti, da quegli errori, avevano tratto giovamento, per costruirsi un piccolo terreno di caccia, un privato immondezzaio. Ma potevano essere Forza Italia, o la destra di Fini, o le truppe sgangherate di D’Antoni, a raccogliere gli ideali di una tutela dei deboli, di un forte solidarismo civile, di una convinta apertura al nuovo, che erano stati l’humus di un gruppo dirigente oggi a pezzi?