Dalle mura pioveva di tutto. I due ambasciatori Di Nunno e Venezia avevano fatto il giro dei sette castelli, per raccogliere i cocci dell’alleanza contro il sultano Berlusconi e far ripartire la crociata elettorale. Ma sempre più spesso trovavano ponti levatoi sollevati e olio bollente lanciato dai merli. Soprattutto non c’era un castello in cui il signorotto fosse uno solo. In quello popolare avevano trovato sette entrate e sette depositari delle chiavi, senza che nessuno conoscesse l’uscita. Nei fortini minori erano stati presi più volte a pietre e a frecciate. Tra gli oppositori si faceva notare il feroce Anzalone, che però, senza più armi, sapeva fare solo"buhh!" con la voce. Solo nella rocca diessina il comandante D’Ambrosio aveva accolto a braccia aperte gli ambasciatori, coprendo i lamenti della principessa Alberta De Simone, chiusa nelle prigioni sotterranee e giurando di essere l’unico proprietario dell’impalcatura.