Si sussurrava che si rifugiassero dietro agli alberi. Qualcuno aveva garantito che si acquattavano anche nel buio dei corridoi del Comune o negli stanzini. Adiglietti, infine, che non era consigliere comunale, si diceva lo facesse nell’atrio del palazzo, davanti agli uscieri sbigottiti. Invano ora Giordano giurava che certe cose non le faceva più da giorni, invano la Rebulla arrossiva, invano Bellizzi negava. Il sindaco lo aveva dichiarato alla stampa: " Io lavoro e i diessini passano il tempo a masturbarsi!". Nella maggioranza era una guerra sessuale senza fine. " Fatemi vedere le mani!", chiedeva Di Nunno ogni giorno ai suoi alleati. " E Venezia?", replicavano i diessini, infuriati per la sua nomina all’Ati. Enzo, però, aveva subito dichiarato che, a causa delle settemila cariche che aveva, per certe cose, disgraziatamente, non aveva più il tempo. Così, tra minacce e vibratori, il Comune capoluogo aveva perso la castità e la pace.