Il
professore Goffredo Napoletano appoggiato al muretto della sua casa a Via
Seminario e scruta verso Piazza Duomo. Qualche volta si sposta a piccoli passi
dalla parte opposta dellĠatrio del fabbricato in cui vive, a piano terra, e
ammira la torre dellĠOrologio, imponente nella sua bellezza. Poi ritorna al suo
studio originalissimo, collocato in quel passaggio. Il vento lo attraversa di
continuo, sulle sedie sono sparse montagne di libri e di giornali, e su un
tavolino di fortuna traballa un computer. Eppure tutto sembra naturale,
ravvivato dalla sua passione civile e dalla sua intelligenza. Ci che
innaturale, il silenzio del luogo intorno. La risistemazione di Piazza Duomo
e di via Seminario stata faticosamente portata a termine, ma lĠenorme ferita
del parco archeologico incompiuto l, ancora aperta. Dietro i petti gonfi
degli assessori proclamanti miracoli , dietro i muscolosi sostantivi del loro
vocabolario, in cui i termini pi modesti sono ÒsplendoreÓ, ÒrivitalizzazioneÓ,
si cela il deserto. Nessuno gira per quelle strade, dopo la messa del vespero.
72 abitanti, 3 bambini, questo il bilancio senza futuro della collina della
Terra. Eppure ogni tanto arrivano frotte di turisti, che si muovono spaesati.
EĠ accaduto anche nel giorno di Pasquetta. Hanno trovato la desolazione: chiusi
il Duomo- irraggiungibile nel carcere della sua cancellata-, chiuse la Cripta e
la chiesa di san Biagio, inaccessibili le meraviglie che ancora la collina
serba. Al solito, il professore ha provato a dare spiegazioni, si
improvvisato guida lungo il tracciato medioevale, ha descritto con il suo
linguaggio immaginifico la grandezza storica e civile del luogo. Alla fine,
per, i turisti sono ripartiti sconsolati e amareggiati per il vuoto in cui si
muovevano. Napoletano, mentre racconta questa ennesima sconfitta della citt,
si indigna, ma non si scoraggia. Anzi riprende con maggiore cura la sua
amorevole custodia della Terra. Intanto scrive. Le origini di questa passione
sembrano strappate da un libro di avventure. Negli anni Ġ90, egli segu per un
anno gli studi di un giovane e scapestrato membro di una nobile e antica
famiglia napoletana, inviato ad Avellino per fargli conseguire un diploma. La
ricompensa fu la pi inattesa e incredibile: lĠapertura e la consultazione
degli archivi storici del casato, il cui accesso era stato negato a tutti, da
Benedetto Croce a Concetta Barra. E tra quelle carte prestigiose, ecco la
scoperta del teatro nazionale popolare napoletano, con documenti risalenti fino
al Ô500: un teatro unico al mondo, su canovacci in continua trasformazione, che
mutava e ribolliva strada per strada, con personaggi nati dalla commedia
dellĠarte o reinventati. Dagli appunti presi, con lĠanima colma di curiosit e
di meraviglia, nascer anni dopo una vulcanica e traboccante commedia in cinque
atti, di pi di 500 pagine, "Lo Statuto della Sciabecca
Regia Marina", in cui viene analizzato uno sterminato periodo storico, che
va dallĠuomo delle caverne fino ai tempi attuali. La storia negata, cancellata,
mai svelata, la stella polare della narrazione e lo studio degli etimi, delle
origini delle parole, il personale grimaldello per svelare il deposito di
saggezza popolare che ogni termine contiene. Pi recentemente, ha pubblicato
"Abbonamento Sospeso", una commedia di mole pi contenuta, in
vernacolo atripaldese, suo amata cittadina di origine, il cui tema conduttore
la gioiosa oscenit di una comunit degli anni Ġ50. LĠattenzione agli altri
sempre stata una caratteristica del professore . Molti incontri importanti
hanno segnato la sua vita: indimenticabile quello del 1969, lui giovane docente
di storia e filosofia, con lĠarcivescovo di Nusco, Gastone Mojaiski
Perrelli. Finissimo intellettuale, gi nunzio apostolico in molti continenti,
lĠalto prelato gli apr gli occhi sul mondo e sulle trasformazioni che nei
decenni successivi lo avrebbero interessato. Altra figura incancellabile
quella del preside Giuseppe DĠErrico. Nel 1986, ad Ariano Irpino, Napoletano fu
accusato da lettere anonime che il suo insegnamento fosse troppo libero, troppo
fuori della norma. Era invece solo teso al coinvolgimento dei propri alunni, in
un esercizio costante di conquista della libert secondo il metodo socratico. E
lĠilluminato intellettuale cattolico DĠErrico non esit un istante a
difenderlo, a schierarsi dalla sua parte. Altri tempi, altri uomini, unĠaltra
scuola, fa intendere il prof sorridendo. Ma egli, che pure con molti suoi
alunni ha conservato un rapporto di amicizia, rinnovato anche dalle nuove
tecnologie, di cui un appassionato utente, non ama per le nostalgie. Si
sente immerso nel tempo presente, e sottolinea con dolore come pochissimi dei
suoi allievi siano rimasti, molti si siano sparsi per lĠItalia e per il mondo,
con uno spreco e una perdita per la nostra Irpinia di intelligenza e di
creativit che non ha fine. Con la stessa amarezza racconta dei giovani che
provano ad investire in piccole attivit commerciali nel centro storico, e dopo
pochi mesi chiudono, con famiglie soffocate dai debiti contratti presso le
societ finanziarie. Una spirale di avvenimenti tragici che si consuma
nellĠindifferenza generale. Napoletano, comunque, non demorde. Ogni giorno, con
il suo passo lento, attraversa il deserto delle porte chiuse di via Duomo,
costeggia la camicia di forza in cui bloccata la Dogana, risale per via Nappi
e si ferma alla Bottega del commercio equo e solidale, alle spalle del palazzo
vescovile. Qui protagonista discreto non solo della vita del negozio, ma
delle tante associazioni che a quel centro fanno riferimento: Libera, la Pro
Loco Avellino, lĠOasi Project, cooperativa che gestisce il maglificio di
Quindici nella villa sequestrata alla camorra, e varie associazioni di
diversamente abili : un luogo di dibattito attivo, di vitalit permanente, di
speranza. Goffredo ascolta e interviene, d e riceve, in uno scambio empatico
di idee e di emozioni. Poi ritorna lentamente al silenzio sconsolato di via
Seminario. Nella sera che arriva qualche volta si spinge, lievemente piegato in
avanti, fino ai gradini della chiesa di san Biagio o della casa parrocchiale,
in piazza Duomo, in compagnia di giovani amici fidati, come Giancarmine Festa,
che ama fotografarlo in simbiosi con quei luoghi ancora carichi di fascino e di
mistero. Goffredo chiacchiera o tace, mentre la campana dellĠOrologio della
Torre segna il tempo che passa, con la delicatezza e la precisione dei suoi
secolari rintocchi.