C un momento, nel teatro 99posti a Torelli di Mercogliano, in cui tutto
cambia. E listante in cui la voce del direttore artistico Federico Frasca,
che ha introdotto brevemente il tema della rappresentazione serale, si spegne
tra gli applausi, e ogni brusio cessa. Poi il buio pi cupo, e il silenzio:
solo qualche lieve rumore sulla scena l, a un passo, invisibile, di attori che
prendono posto. Infine la musica, le luci, e il teatro che prende forma. Non vi
il sipario, al 99posti, tutto avviene in una alchimia immediata tra pubblico,
assiepato a destra e a sinistra sui sedili in salita, e attori. Tutto si coglie
subito, la partecipazione, la commozione, la sorpresa, il divertimento, il
dolore, la gioia. Nessun attore pu rimanere insensibile, nessuno spettatore
pu distrarsi: non vi un altrove, un gradino che separi, una distanza, in
quel luogo in cui si consuma un rito antico ed estremamente moderno. Poi gli
applausi, gli attori che ringraziano sulla scena, e quasi il pubblico trabocca
per stringerli a s. Federico , nello spazio al centro, saluta gli spettatori
che escono, con una stretta di mano, con un cenno della testa, con un sorriso.
Raramente chiede un parere, perch sa leggere le emozioni sul viso e negli
occhi di chi gli passa vicino, e sono spesso tanti a ringraziarlo per
lennesimo regalo. Lo chiamano teatro contemporaneo, in una singolare
distinzione tra teatro di consumo, di intrattenimento, che si muove sulle
grandi scene, e teatro pi difficile, per pochi, adatto a piccole sale.
Distinzione sciagurata, e falsa. Scorriamo a a caso
la stagione del 99posti di questanno. Gli autori proposti vanno da Eric Schmitt
a Heinrich Boll, da Raffaele Viviani a Carlo Cerciello.
E i registi? Da Roberto Negri a Laura Angiulli . E
tra tanti bravissimi attori ecco Enrico Ianniello, o Imma Villa, che lanno scorso
incant il pubblico con Scannasurice, uno
spettacolo crudele e carnale di Enzo Moscato che ha avuto unanimi
riconoscimenti dappertutto. Non passano, di qui, membri di compagnie di giro,
amici degli amici, solite minestre riscaldate, consueti divoratori di pubblico
denaro, ma persone mosse da coraggio e passione, gruppi teatrali che di reggono
su innovazione, bravura e sacrificio personale. A fare per questi discorsi a
Federico Frasca, che pure li condivide, al massimo si pu contare su un suo
lento e distratto annuire. E pi importante, per lui, pensare al futuro,
visionare ci che di nuovo e di bello si mette in scena altrove, stabilire
contatti, costruire il prossimo tabellone. Tutte le compagnie, nella relazione
con lui, si mettono a disposizione, riducendo le pretese il pi possibile;
molte ci sono gi state, e sanno cosa significhi misurarsi su quel
palcoscenico, e desiderano tornarci . E sia chiaro: il teatro 99Posti non
riceve alcun tipo di contributo pubblico, si autosostiene. Insieme a Federico
agiscono in sincronia paritaria tutti gli amici del Co.C.I.S.
(Coordinamento delle Compagnie Irpine di Spettacolo): colonne attoriali e
autoriali come Gianni Di Nardo
e Paolo Capozzo,
senza dimenticare Maurizio
Picariello, e tanti volontari, che danno gratuitamente una mano affinch
tutto riesca per il meglio. Solo su un nome Federico ha un moto di commozione
che non riesce ad arrestare: Antonio Ippolito, da poco deceduto. Il segno delle
sue mani, del suo lavoro discreto e creativo, ancora sparso dappertutto: dal
graticcio sullarea del palcoscenico al passamani tra i posti, dalla posizione
dei fari allultimo dettaglio che rende la sala, da poco a lui dedicata, cos
confortevole. Federico non ama i lamenti e i rimpianti, ma la saggezza
artigiana di Ippolito, la sua capacit di risolvere in silenzio situazioni
apparentemente impossibili, lo ha costantemente confortato e ora, invece, gli
manca tanto. Tanti anni sono passati dalle prime sperimentazioni degli anni
70, dalle prime regie; tanti anni sono ormai passati dal 2002, quando per la prima
volta, tramite un accordo con il Comune di Mercogliano il vecchio centro
sociale abbandonato fu preso in carico da questo gruppo di coraggiosi, e dal
2007, quando il Comune pot usufruire di fondi regionali per un progetto di
ristrutturazione che doveva rapidamente concludersi e che durato invece 5
anni. In questi anni tanti giovani si sono misurati con Federico, e con Gianni,
Paolo e Maurizio, anche se una compagnia stabile non si mai potuta costruire.
Bisogna misurarsi con le proprie esili forze, ma senza arrendersi, questa la
vera lezione che sembrano suggerirci. Ma Federico non ha tempo per queste
discussioni, e non ammetter mai neppure di nutrire il sogno di rimettere in
scena il suo spettacolo a cui pi legato Luoghi comuni. E diventato pi
fragile, la voce si fatta pi esile, le ferite della vita hanno provato e
provano a segnarlo, ma le cadenze della sua esistenza sono sempre le stesse,
sotto lo sguardo tenero e vigile di sua moglie Lia: studiare teatro, visionare
teatro, rafforzare legami con gruppi teatrali, curare nei dettagli la prossima
rappresentazione. Finch, la sera fissata, ritorni nellantisala il solito tran
tran degli spettatori in attesa, riprenda nella
penombra della sala il solito brusio, interrotto dal suo lento incedere verso
il centro del palcoscenico, a ringraziare chi venuto, a spiegare rapidamente
lo spettacolo, a sottolineare il valore della compagnia che si esibir. Poi
Federico, nel buio pi fitto, si sposta lentamente nel piccolo corridoio
centrale dingresso e si stringe in un angolo. Mentre controlla la suoneria del
suo cellulare, la luce del display illumina per un istante il suo viso vivace,
qualche volta affaticato. Infine il rito si rinnova. Nellombra, lo sguardo
severo e amorevole di Federico si muove irrequieto, a scandire il respiro della
sala.