HO VISTO NASCERE E MORIRE UN FIUME

La signora ha una bella faccia di contadina e cammina tranquilla nel paradiso naturale di località Fenestrelle, alla periferia di Monteforte. A destra il colle Faliese è nel massimo dello splendore, con la sua vegetazione ricca e fitta. “E’ qui che nasce il fiume?” le chiediamo. Sì, è proprio qui. Un piccolo luminoso corso d’acqua, che scende dall’alto, tra ombre improvvise e luce: pulito, pulitissimo, da bere.

Nel tardo pomeriggio di maggio due piccoli rivoli si incontrano sotto un ponte di legno, e si avviano insieme verso la valle. Siamo venuti da Contrada Bagnoli, e ancora abbiamo nelle orecchie i nomi di sorgenti d’ acqua che vanno a sfociare nel Fenestrelle, nomi che, da soli, evocano un senso della vita e un mondo: Acqua del sambuco, Acqua del Paradiso, Bosco dei Preti. Siamo in una conca naturale, ai piedi dei monti, una “Fenestra”, da cui il nome del luogo e del torrente.

Il fiume, tornando, appare e scompare in una vegetazione mozzafiato. E’ un piccolo corso d’acqua, ed e’ forse presuntuoso chiamarlo fiume. Ma l’armonia tra l’acqua che scorre sui sassi, tra la sua trasparenza e le rive, ricche di fogli e di erbe e di fiori, evoca l’idea del fiume che ognuno si porta dentro, dall’infanzia. Un contadino, che ci vede lì intorno, giura che d’estate vi depositano i meloni, per godere del refrigerio di quell’ acqua. Qui ancora le case e le ville, che pure appaiono sempre piu’ di frequente, riescono ancora a conservare un equilibrio con la natura intorno.

“Laggiù-sussurra il contadino-ci sono ancora  le tane delle volpi, e più lontano ho visto volare l’aquila”. Così il viaggio del fiume prosegue, per tre - quattro chilometri, con l’acqua che è lì, dietro la curva, intatta, sotto quel ponte di tufo, in quella conca. Tre - quattro chilometri di un Fenestrelle ancora oggi incontaminato, ancora oggi capace di meravigliare e di commuovere il viaggiatore.  Una zona da salvaguardare oggi, da tutelare oggi, da difendere oggi, in un’azione combinata e coraggiosa dei comuni di Avellino, di Mercogliano e di Monteforte, di cui sinora non c’e’ nessuna traccia.

 

D’improvviso, il colpo al cuore. Ancora a contrada Molinelle, la zona delle villette di Sibilia, il fiume appare per un lungo tratto pulito, con il suo greto curato. Lì vicino c’e’ ancora una fonte di acqua fresca, che disseta con il suo getto forte.

Ma oltre il ponte, verso l’Infornata, nei pressi del vecchio mulino di cui si scorgono, sotto l’erbaccia, resti poderosi, c' è l’agguato.

E’ l’addio. A destra, quieto e pulito, arriva il Fenestrelle, a sinistra ecco il killer, il torrente Rivarano. Torbido, fetido, stracolmo degli scarichi di tutta Torrette, violentato senza pietà dagli stravolgimenti di quella zona di Mercogliano, trasporta con violenza il suo carico di schiuma, di inquinamento e di morte, e si sgrava nel piccolo Fenestrelle.

 

E il massacro di una zona diventa il massacro di un fiume.

Dopo, è ancora il Fenestrelle, e non lo è più.

Laggiù è la città con il fondovalle del fiume.

Ma di qui in poi di che si parla, di che si dibatte, di che si discute?